Storie del colore giallo – Oscar Wilde

Londra, 6 aprile 1895.

Oscar Wilde viene arrestato al Cadogan Hotel con l’accusa di “gross indecency” (letteralmente “grave indecenza”, un termine legale usato nel Regno Unito per indicare atti omosessuali).

Secondo alcune fonti, al momento dell’arresto aveva con sé un libro dalla copertina gialla. La stampa dell’epoca ipotizzò si trattasse di The Yellow Book, una rivista letteraria e artistica associata al movimento decadente.

In realtà, è più probabile si trattasse di una copia dell’Aphrodite di Pierre Louÿs, un romanzo francese. Tuttavia, l’associazione tra Wilde e The Yellow Book fu sufficiente a scatenare una reazione pubblica: la sede dell’editore fu attaccata da una folla inferocita e Aubrey Beardsley, direttore artistico della rivista, fu licenziato.

Ma perché tanto clamore per una copertina gialla?

Nel tardo Ottocento, il giallo era il colore delle copertine dei romanzi francesi considerati scandalosi, simbolo di trasgressione e decadenza.

The Yellow Book, pubblicato tra il 1894 e il 1897, adottò deliberatamente questo colore per evocare un senso di provocazione e modernità. La rivista, con il suo formato innovativo e la separazione tra testi e illustrazioni, rappresentava una sfida alle convenzioni editoriali dell’epoca.

E anche nella letteratura stessa di Wilde, il giallo assume un significato simbolico. Nel Ritratto di Dorian Gray infatti, mentre il narratore sta per arrivare al crocevia etico dell’esistenza del suo personaggio, un amico gli dà un libro rilegato in giallo che gli apre gli occhi sui “peccati del mondo”, destinati a corromperlo e distruggerlo.

Anche i colori dunque, come le regole di composizione visiva, variano non solo da luogo a luogo, ma anche nel tempo. Sono anch’essi liquidi, anch’essi espressione di codici visivi in continua evoluzione.

“All art is quite useless.”
-Oscar Wilde, Prefazione a Ritratto di Dorian Gray, 1890