“Ai malati immaginari, ai malati per davvero, a quelli che dovrebbero farsi vedere e invece si stanno truccando per uscire”.
Si apre così il libro di Arianna Porcelli Safonov, che con il suo stile ironico e diretto narra le vite di coloro che della normalità ne han fatta follia. Spesso inconsciamente, quasi mai da soli, naufraghi in giornate immense, ancorati a pensieri indicibili. Parla di persone comuni, di noi tutti, con un passato troppo spesso e un presente accomodato alla meglio.
Racconta di Mimmo che prima o poi lo urlerà al mondo, chi è davvero sua madre. E poi starà in silenzio, chiuso dentro un se stesso che non vale cento parole. E di Delfina, capace di tutto per il suo lavoro, che è la vita, il lavoro. Letteralmente. La sua e quella di chiunque valga la pena sacrificare. E di Patrizio, a cui piacciono giusto un paio di cose e si arrabbia molto quando qualcuno gliele porta via, in un modo o nell’altro. Così non manca di farsi sentire, di gridare in ogni lingua, anche una sconosciuta. Della Sig.ra Tamara, intraprendente lavoratrice al capo di un esercito in creta, plasmabile prima e fragile dopo. E di Diano, che stanco di cercare e aspettare, di esistere senza essere, decide di distruggerli, quegli ostacoli che non riesce a saltare.
E altri, tanti altri, che assieme a noi, a volte persino dentro, vestono una vita che non è della loro taglia. Perché mica sempre è possibile cucire e stringere, tagliare e allargare. Servono gli strumenti, serve “la stoffa” e servono anche gli occhi, dei buoni occhi per vedere da vicino.
E, soprattutto, quando poi la indossi, quella vita, serve qualcuno che magari ti dica: “Ti sta bene, sì. Oggi stai proprio bene”.
“Chi vive senza follia non è così savio come crede”.
(Francois de La Rochefoucauld)
Consigliato: sì
Descrizione
Che ci capiti o no di volerli vedere, i matti sono tra noi. Per strada, alle Poste, ai matrimoni: hanno solo cambiato i connotati. Sono moltissimi e forse più pericolosi di quelli di una volta rinchiusi in manicomio. I matti della porta accanto sono un movimento sempre più evidente e distruttivo. Quelli malati di socialità sono a briglia sciolta all’apericena o in fila dal nutrizionista. La loro versione 2.0 è composta per la maggior parte da persone dichiarate normali, pregevoli, da conoscere, imitare o invitare alle feste.
Ma la cosa che più ghiaccia il sangue è la loro evoluzione. I matti odierni non solo si sono inseriti nel tessuto sociale come se niente fosse, ma sono riusciti a piazzarsi ai piani alti dei grattacieli o dei governi. Oppure sono in vestaglia ad annaffiare i cespugli di bosso nel nostro pianerottolo, ogni mattina alla stessa ora, sono in fila con noi al supermercato, pronti a linciarci se chiediamo di passare avanti perché abbiamo solo il detersivo da pagare.
O, ancora, sono nel nostro letto da vent’anni. I nuovi pazzi sono i nostri sindaci, i nostri tabaccai, nostra moglie, nostro marito, il nostro amministratore delegato, l’amica di nostra figlia o semplicemente il tipo che ci siede accanto in treno. Ci attirano nella loro inquietante rete appiccicosa facendoci accettare tutto il marcio e malato come vero, assodato, chic o quantomeno normale.
L’autrice
Nata a Roma e laureata in Storia del costume, Arianna Porcelli Safonov ha lavorato nell’organizzazione di eventi, mestiere per il quale ha viaggiato in tutto il mondo. Nel 2008 ha iniziato a studiare teatro comico, ha aperto il blog di racconti umoristici Madame Pipì e dal 2010 ha abbandonato il tragico mondo degli eventi per dedicarsi completamente all’intrattenimento. Oggi è un’apprezzata attrice comica, conduttrice di format tv e live e autrice di monologhi di stand-up comedy e cabaret, tra l’Italia e la Spagna. Nel 2016 ha esordito per Fazi Editore con Fottuta campagna, fortunato libro che è tuttora in tour.