Il grido del gabbiano
Di Emmanuelle Laborit
“Il grido del gabbiano” è la storia raccontata in prima persona da Emmanuelle Laborit. La storia di una fanciulla cocciuta, di un’adolescente scatenata, di una donna divenuta un’affermata e premiata attrice teatrale ma soprattutto la storia di una persona nata sordomuta nella Francia del 1971. Praticamente ieri.
Ci sono due cose in particolare che mi hanno colpito di questa sua vicenda e che ignoravo completamente. Una riguarda il divieto categorico di utilizzare la LSF (linguaggio dei segni francese) nelle scuole elementari del posto destinate alla formazione di persone non udenti. Vigeva invece l’obbligo per tutto il corpo docenti di insegnare i suoni attraverso la lettura labiale e la sistematica ripetizione. Pare subito assurdo chiedere di ripetere un suono che non si è mai sentito… eppure. Mani dietro la schiena e forza, porre le labbra in modo corretto per emettere suoni comprensibili (agli udenti). Eggià. Straziante, degratante, improduttivo e frustrante. Era quasi considerato un male passeggero, la sordità, che a forza di tentativi sarebbe svanita. Non solo esigendo dai bambini un risultato pressoché impossibile da ottenere e assolutamente inutile alla loro crescita ma trattandoli come una minoranza che deve adeguarsi al resto del mondo. Non con mezzi propri ma con quelli che il resto del mondo, quello “non guasto”, ritiene idonei. Ecco questo mi ha lasciata basita.
La seconda è stata apprendere come lei non abbia ricordi dei suoi primi sette anni di età fino a quando, grazie ai suoi genitori e a insegnanti privati, ha imparato a comunicare con la LSF. Ha solo poche immagini confuse, sconnesse e soprattutto non in ordine temporale. Immagini a volte ben elaborate, altre meno, altre completamente sfocate. Un film muto con fotogrammi assenti e altri sparsi, messi in disordine. Per sette anni, tutti i primi sette anni della sua vita.
Quando ero a circa tre quarti del libro ricordo che andai a fare la spesa e vidi passare in corsia un ragazzo con un piccolo apparecchio nero installato sopra il cranio rasato. Mi domandai cosa fosse ma poi me ne scordai come forse era accaduto in precedenza, non lo so, non ho memoria di averci fatto caso altre volte. Andai avanti a leggere il libro e verso la fine di esso Emmanuelle – sempre caso vuole… – spiega di come la chirurgia appena nata nel campo (1970) è intervenuta per aiutare i non udenti dalla nascita in un modo che lei definisce molto, molto, invasivo innestando questi impianti cocleari (che trasformano i suoni in segnali elettrici inviati direttamente al nervo acustico) nei bambini molto piccoli, provocando in essi quasi la pazzia, il rigetto. Lei parla di bambini che sono arrivati a strapparsi l’impianto da soli. Non conosco assolutamente nulla di più in questo ambito per mia fortuna o sfortuna e sicuramente per ignoranza quindi non so se si tratta di casi isolati in un momento “sperimentale” (comunque non giustificati) o situazioni che capitano tutt’ora con frequenza. Spero la prima.
Un libro utile per conoscere (un’altra) realtà di cui si parla sempre poco e rendersi ancora una volta conto di quante cose si danno per scontato.
E buon compleanno Emmanuelle. 🎂
Consigliato: sìScheda del libro
Genere: Saggi
Editore: Rizzoli
Collana: Superbur
Data uscita: 30/09/1997
Pagine: 250
ISBN: 9788817202237
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