Recensione: Finale di partita

Finale di partita di Samuel Beckett, Einaudi

Finale di partita

Di Samuel Beckett

Parte in profondità già con il titolo, Samuel Beckett, in questo dramma: il “finale di partita” è infatti l’ultima fase di una partita a scacchi che, a parità di bravura dei partecipanti, è normalmente divisa in tre fasi. Nell’ultima restano pochi pezzi sulla scacchiera e, dell’incontro, si preannuncia la fine.

Finale di partita di Samuel Beckett, EinaudiLa fine. Già.

Come quella che circonda i personaggi del dramma, superstiti in un mondo ormai distrutto da chissà quale catastrofe.

Sono Hamm, Clov, Hagg e Nell. Hamm è cieco e non cammina, Clov ci vede e cammina ma non può piegare le gambe, Hagg e Nell le gambe non le hanno proprio e vivono dentro due bidoni della spazzatura. Immagino non per scelta.

Scelta che, in ogni caso, pare nessuno di loro abbia.

Che cosa vuol dire esistere?
Qual è la nostra responsabilità nei confronti di tutto questo?
E che cos’è tutto questo?

Così arrancano, giorno dopo giorno i protagonisti, ponendosi queste domande, cercando la vita nell’immobilità che li circonda e al contempo ignorandola nella quotidianità che li sostiene.

Un dramma carico di quel cinismo, dissacrante ironia, precarietà e introspezione tipici del “teatro dell’assurdo”, come fu definito da Martin Esslin. I concetti sono sostenuti dalla scenografia post-apocalittica, minimale e imponente al tempo stesso; i dialoghi sono frammentati, sospesi, gettati in toni gravi e subito resi acuti a catturare l’attenzione del lettore, dello spettatore, per poi trascinarlo nell’intimità del protagonista e restituirlo subito dopo ai suoi pensieri.

“Io mi domando. (Pausa). Un’intelligenza tornata sulla Terra non sarebbe tentata di Immaginarsi delle cose, a forza di osservarci? […] E senza arrivare a tanto, noi stessi… (con emozione)… noi stessi… a tratti… (Veemente) E dire che tutto questo non sarà forse stato invano!”

Finale di partita di Samuel Beckett


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/ 5


L’autore

Samuel BeckettSamuel Beckett nasce a Dublino nel 1906. Dopo essersi laureato al Trinity College, viaggia alcuni anni per l’Europa. A Parigi conosce il suo connazionale James Joyce, col quale instaura un profondo rapporto di amicizia e di comuni sperimentazioni letterarie. Tra le sue prime opere, scritte in inglese, spicca il romanzo Murphy. Nel 1938 si trasferisce definitivamente in Francia e partecipa alla resistenza antinazista. Dalla fine della guerra adotta il francese come lingua d’elezione e in francese scrive la sua grande trilogia narrativa: Molloy (1951), Malone muore (1951) e L’innominabile (1953). Il successo arriva soprattutto con i testi teatrali: Aspettando Godot (1952), Finale di partita (1957), L’ultimo nastro di Krapp (1957), Giorni felici (1961). Nel 1969 riceve il premio Nobel. Muore a Parigi nel 1989. L’Einaudi ha pubblicato tutte le opere di Beckett. Tra le edizioni più recenti, i romanzi MurphyWatt e MolloyTutto il teatroLe poesieIn nessun modo ancoraRacconti e prose brevi e Malone muore.

Fonte: Feltrinelli


Scheda del libro

Finale di partita di Samuel Beckett, EinaudiGenere: Teatro
Editore: Einaudi
Collana: Collezione di teatro
Data uscita: 01/01/1997
ISBN: 9788806116880

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Dettagli

Genere: Teatro
Editore: Einaudi
Collana: Collezione di teatro
Data uscita: 01/01/1997
ISBN: 9788806116880

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Recensione del testo teatrale “Finale di partita” di Samuel Beckett, Einaudi. 29.09.2018.




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4 Commenti

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