La morte dei caprioli belli

La morte dei caprioli belli di Ota Pavel

La morte dei caprioli belli

di Ota Pavel

Era da tanto tempo che mi ero ripromessa di leggere non questo, ma un altro famoso titolo di Ota Pavel, “Dove ho incontrato i pesci”. Poi, durante un incontro del gruppo di lettura, una cara persona ha proposto invece questo, “La morte dei caprioli belli“. Lo aveva con sé e l’ha presentato dicendo che era piaciuto a tutti coloro a cui l’aveva proposto negli anni, trovandolo “davvero delicato“. Le chiesi quindi se poteva prestarlo anche a me. Ho fatto bene. Grazie cara persona.

Il libro è un insieme di racconti “memoir” in cui l’autore narra le vicende della sua famiglia, di suo padre più di tutti. E usare il termine delicato per descriverlo in una parola potrebbe far pensare che queste vicende siano leggere, spassose. Invece siamo in pieno regime nazista, in un paesino distante qualche chilometro da Praga. Siamo in una piccola casa, assieme a una famiglia che attraversa l’inferno di un campo di concentramento. Anzi di tre.

Ma non si parla mai di questi incubi, non nello specifico, mai direttamente. Si parla del prima e del dopo. Del babbo, per esempio, che prova in qualche modo a riempire cesti di cibo da mandare a Terezin per i figli, con il francobollo “speciale” per l’affrancatura. Che cerca di procurarsi della carne, cacciandola, perché devono partire in forza i suoi figli, con lo stomaco pieno.

I ragazzi si ingozzarono per gli anni a venire, per resistere a Terezín, ad Auschwitz, a Mauthausen e alle marce della morte nel gelo a trenta gradi sotto zero […] e a tutte quelle belle cosette che avevano preparato per loro i nostri stimati vicini, i tedeschi.

Ota Pavel ci parla della vita, semplicemente. Parla della vita che esiste e restiste sempre, a prescindere dagli strattoni, dalle voragini che provano a inghiottirla. E la celebra, la vita, raccontando con ironia e dolcezza la quotidianità, facendo emergere le qualità dell’essere umano, sfumandone i suoi lati peggiori.

Lì in quei posti vivevano delle belle persone, come il vagabondo Bambas. Dalla primavera all’inverno non lavorava, pescava i pesci vicino alla Roccia del diavolo. Per ciascun giorno teneva pronte in un sacchetto di stoffa cinque zollette di zucchero conservate dal periodo invernale, in cui lavorava poco. La sua vita mi incantava e anche negli anni a seguire, quando gli altri desideravano essere scrittori oppure ingegneri nei cantieri del comunismo, io desideravo essere Bambas.

Paesaggi, natura, animali, soprattutto i pesci, grande passione del padre, sono presenti e co-protagonisti in ogni racconto, sono simbolo di ricchezza, di benessere e di potere anche:

“All’inizio dell’occupazione tolsero subito al mio papà il laghetto di Buštěhrad. ‘Ma che, un ebreo può allevare carpe?'”

“Ma papà su quel laghetto ci andava già da bambino con la tinozza, ci avevano navigato con la tinozza già suo padre, suo nonno e anche il bisnonno, cosi che a quel laghetto lo legava un certo qual vincolo con gli avi”.

Ora non mi resta che leggere presto anche “Dove ho incontrato i pesci”, sicura di ritrovare la stessa scrittura limpida, ironica e positiva di Pavel. E se di lui non conoscete molto, io vi consiglio di leggere la sua biografia solo dopo aver letto un suo libro.

Ota Pavel è un Van Gogh della letteratura ceca.

Consigliato: sì

Descrizione

Le storie della famiglia Popper incrociano le vicende dell’Europa di prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Eppure, leggendo “La morte dei caprioli belli”, ridiamo e ci commuoviamo non sulle macerie della guerra, ma sulle cose di ogni giorno. Qui protagonista è la vita, travolgente in tutta la sua bellezza: un padre sognatore, innamorato della pesca e delle donne, che tra alti e bassi non smette di combinare guai, una madre solida e paziente ma che sa il fatto suo, pescatori, operai e soldati che rubano, regalano, scappano, temono… Con un calore e una semplicità disarmanti Ota Pavel ci porta sulle sponde del laghetto, sdraiati con lo sguardo che punta al cielo e il cuore colmo di stupore.

La morte dei caprioli belli di Ota Pavel

Dettagli

Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Editore: Keller
Collana: Vie
Data uscita: 01/01/2013
Pagine: 192
ISBN: 9788889767375

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Altri libri dell’autore

Come ho incontrato i pesci

Come ho incontrato i pesci di Ota Pavel Acquistalo su Amazon.it

Racconto d’autunno

Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi

Racconto d’autunno

Di Tommaso Landolfi

Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi

Racconto d’autunno“, scritto nel 1946, è un breve romanzo dallo stile gotico-romantico che non risparmia al lettore scene di crudeltà e di tensione accuratamente bilanciate da atti di grande umanità. Un racconto per certi versi agghiacciante ma fortemente introspettivo nel quale Landolfi, seguendo il percorso del protagonista, un soldato fuggitivo alla ricerca di un riparo, ci porta dalla cima di una montagna sino al fondo di una misteriosa segreta, dalla valutazione per apparenza a quella per esperienza, dall’esterno all’interno, dalla sostanza all’essenza.

L’autore infatti scava nell’animo, per primo il suo, provando a mettere in dramma sia reazioni che speranze legate alla perdita di un amore viscerale, fondamentale e insano. Vitale. Parla della brevità di un attimo in cui un destino si compie ma parla anche di quei “per sempre” che desiderano imporsi sul corpo, sfidando il tempo e la logica. Parla di Dio e di magia profana, di inganno e di libertà, di come si possa sopportare praticamente ogni cosa se l’unica realtà che si conosce è quella in cui si vive.

Scrive Carlo Bo nella prefazione:
“Quel poco o molto che c’è di rituale nel suo esercizio letterario ha la funzione di proteggere una verità che si confonde con la disperazione”.

Per tutto il romanzo mi è sembrato di sentire nell’aria quell’odore di passato che si respira negli antichi castelli dove ci sono tanti arazzi datati, tappeti sbiaditi ed enormi dipinti a olio con vecchi regnanti e scene di caccia. Dove ci sono ritratti grandi come quello di Lucia, che hanno incantato e mosso all’azione il protagonista curioso. E anche il ricco linguaggio dell’autore, con vocaboli e costruzioni a cui non siamo più abituati, così ricercato e puntuale (mi ha fatto venire in mente alcune immense lavorazioni all’uncinetto, realizzate con quel filo sottilissimo che si usava tempo addietro, torto e ritorto nel silenzio paziente della penombra) ha contribuito a farmi immergere completamente in quell’atmosfera di mistero e timoroso fascino tipici dei grandi manieri d’un tempo, con le loro numerose stanze, i corridoi nascosti e i segreti indicibili.
“A Landolfi è riuscita un’impresa che possiamo ben dire unica ai nostri tempi: non fa parte di nessuna istituzione […], è un solitario, uno che vive davvero in un’isola e ogni tanto affida al mare dei piccoli messaggi sotto forma di divertimento, fra l’irrisione e la disperazione ma sempre con un intento ben preciso, proteggere la propria libertà, in modo da consumare fino in fondo la propria desolazione.”
Consigliato: sì

Descrizione

Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi “Cassandra, ti ricordi di quando eravamo piccole? Tu eri bravissima a ricamare e a disegnare. E poi eri sempre a tuo agio in quegli scomodi vestiti da dama che ci facevano mettere ai balli. Io ero negata in tutto. Ero la disperazione di nostra madre. Ma quando papà mi diede le chiavi della sua biblioteca il mio cuore si riempì di gioia. In mezzo a tutti quei libri! Non vedevo l’ora di leggerli tutti! In essi finalmente trovai la libertà.
Con loro potevo essere in ogni luogo e in ogni tempo.” Jane Austen, ormai prossima alla morte a soli 42 anni, ripercorre la propria giovinezza scrivendo una lunga lettera alla sorella Cassandra. Ricorda la sua infanzia di bambina cresciuta in mezzo ai libri, poco incline alle maniere consoni alle dame dell’epoca, ma incredibilmente dotata come narratrice. La scrittura e i libri sono tutta la sua vita, pari forse solo all’amore per il giovane Tom Lefroy.

Scheda del libro

Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi
Data uscita: 15/05/2013
Pagine: 132
ISBN: 9788845928062


Recensione del romanzo “Racconto d’autunno” di Tommaso Landolfi. 13.08.2019.

Recensione: L’invenzione occasionale

L’invenzione occasionale

Di Elena Ferrante

Ricordo, un paio di anni fa, il momento in cui mi sono affacciata al mondo de “L’amica geniale“, serie nota dell’autrice. Poco dopo, ma alla finestra, si è affacciato il libro stesso, attraversandola vigoroso e diringendosi ai piani inferiori, in seguito a tentativi di lettura mai conclusi.

Mi sono comunque riproposta nel tempo di leggere qualche altra opera di Elena Ferrante, di riprovarci, non fosse altro che per la sua fama mondiale. Così, certamente attratta dalla cura del libro e dalle illustrazioni a corredo, ho scelto di leggere fa “L’invenzione occasionale“, una raccolta di scritti commissionati dal Guardian.

Attraverso questi racconti, queste sue intime osservazioni (scritte rispondendo a un’immaginaria intervista) si entra con l’autrice in una sorta di suo edificio interiore nel quale talvolta si percorrono stanze anguste abitate da letali dipendenze oppure malesseri sociali, altre si esplorano grandi studi severi allestiti con spunti letterari e autocritiche professionali mentre altre ancora ci si addrentra in salotti accoglienti, arrichiti solamente da semplici meditazioni sui molti guai e sugli stupori della vita.

“Credo di aver tenuto fuori un solo sentimento, tra quelli che mi coinvolgono […]: il sentimento della disuguaglianza, dei disastri che esso origina sul piano economico, sociale, culturale.”

Il suo è un dialogo dolce e asciutto con se stessa reso ancora più diretto dagli spazi concessi e dai tempi dettati. Sono tanti i temi che affronta e altrettanti gli spunti su cui riflettere, in accordo o meno con le sue posizioni.

Una nota anche sulle illustrazioni: all’inizio il tratto di Andrea Ucini non mi aveva convinto del tutto anche se da subito mi è piaciuto molto il suo modo di sintetizzare ogni argomento. Poi sfogliandolo, immagine dopo immagine, ho iniziato ad apprezzarne anche l’essenzialità, assolutamente in armonia con lo stile di scrittura dell’autrice.

Così finalmente, spogliata di scenografia, copione, trucco, parrucco e impalcature letterarie la Ferrante ha assunto ai miei occhi quell’umanità che ho sentito troppo artificiale nelle pagine della tetralogia.

“[…] devo ammettere che […] ho avuto continuamente paura di non riuscire nel compito che mi ero assunta, di far torto in qualche modo ai lettori per avventatezza, di perdere la fiducia in me stessa e dover abbandonare prima del previsto.”

È sempre cosa utile offrire al passato una seconda possibilità.

 

Consigliato: sì

Descrizione

L’invenzione occasionale è composta da cinquantuno frammenti eterogenei di esperienze e di poetica, di intuizioni e di autobiografia. I titoli dei brevi testi modellano una mappa in movimento, definita di volta in volta dall’occhio del lettore. Attraversando soglie e frontiere diverse, rovesciando le stesse pertinenze di alto e basso, ogni tessera apre varchi tra contesti lontani, devia dal solco per meglio segnarne la traccia. Ed ecco che il racconto dell’insonnia porta all’urgenza di scrivere, i puntini sospensivi alla viltà, l’attrazione per un attore all’autonomia dell’opera d’arte, il trauma dei traslochi all’emancipazione delle donne, le piante alla smarginatura.
La scrittura si definisce così come uno strumento paradossale, che afferma perentoriamente proprio quando sembra negare e divagare. Per incidere le apparenze dello stereotipo, per recuperare il vero occultato sotto la patina del verosimile, entra in scena un punto di vista nomade, al tempo stesso vicino e lontano dalla nostra vita quotidiana. Scavare, andare in profondità sotto questa superficie significa, in particolare, ripensare l’immaginario femminile come uno splendido graffito ancora parzialmente sepolto. Oltre il denso strato dell’immaginario neo-patriarcale, della retorica dell’emancipazione o dei buoni sentimenti: da lì si sprigiona L’invenzione occasionale.”
(Tiziana de Rogatis)

Scheda del libro

Genere: Letteratura
Editore: Edizioni e/o
Data uscita: 08/05/2019
Pagine: 128
ISBN: 9788833570792


Recensione del libro illustrato di Elena Ferrante e Andrea Ucini “L’invenzione occasionale”. 10.08.2018.

 

Recensione: Il testamento di Magdalen Blair

Il testamento di Magdalen Blair di Aleister Growley

Il testamento di Magdalen Blair

Di Aleister Crowley

Il testamento di Magdalen Blair di Aleister Growley

Questa novella, pubblicata per la prima volta nel 1913, è il tentativo da parte dell’autore di rendere tangibile ciò che può attendere un’anima dopo la morte. E quello che si scopre è qualcosa di terribilmente mostruoso, nauseabondo. Immagini cicliche di creature terrificanti, silenzi carichi d’ansia che si alternano a urla strazianti in grado di suscitare angoscia e paura sia nella protagonista che nel lettore.

La vicenda narra della brillante studentessa Magdalen che, cosciente delle sue singolari attitudini come la lettura del pensiero, acconsente di buon grado alla richiesta del Prof. Blair di esaminare le sue doti in modo scientifico sino a quando egli, divenuto nel frattempo suo marito, si ammala gravemente e muore dopo una lunga, drammatica agonia.

Gotica, visionaria e paranoica, la scrittura di Aleister Crowley pare essere stata nutrita dallo stile vita che egli condusse, ogni esperienza portata all’estremo e alimentata dal costante desiderio di sfida nei confronti della vita. È la sua follia allucinata a scrivere, a guidare i pensieri, a sfumare i confini tra conscio e inconscio, a scegliere soluzioni narrative costantemente in bilico tra consolazione e panico.

Personaggio d’ispirazione per Maugham ne “Il mago” e citato più volte da Umberto Eco nel “Pendolo di Foucault”, Aleister Crowley fu un uomo moralmente complicato, assetato di conoscenza e definito malvagio anche da sé stesso. Un autore controverso che per questa novella utilizza un ventaglio di tinte cupe, lugubri, per dipingere la sua personale immagine di quello che ci aspetta, o ci spetta, dopo la morte.

Dice di lui il curatore di questa edizione, Luca Moccafighe:

“Quando l’ardire si mescola con la sfrontatezza, di cui egli era molto dotato, arriva il prezzo da pagare […]. L’abisso non fa sconti, al massimo può ritardare la riscossione del proprio credito ma una volta che si è indugiato troppo a lungo con lo sguardo all’interno di esso, il destino è segnato in maniera irrimediabile”.

Sublime l’edizione di ABEditore come sempre curata in ogni minimo dettaglio, dalla scelta della carta a quella delle illustrazioni.


Descrizione

Aleister GrowleyAleister Crowley, noto occultista nonché eminenza nera della contro-cultura del ventesimo secolo, è stato scrittore prolifico e autore di numerosi racconti. In questa fenomenale (nel vero senso della parola) storia breve, pubblicata nel 1913, egli ci racconta di una giovane donna inglese che, durante il suo percorso per divenire una promettente scienziata, scopre di possedere la facoltà di saper leggere i pensieri altrui e di essere sensibile in maniera particolare verso le percezioni del suo prossimo; ma si accorgerà presto che questa conoscenza può essere tutt’altro che piacevole, specie quando forze oscure ed ignote prendono possesso di coloro che le stanno accanto. Una storia che vede lo scoperchiarsi di un baratro, nella quale l’autore mette in scena un vero e proprio crescendo che porterà fino ad un finale debordante e che è in grado di tenere il lettore con il fiato sospeso. Uno dei più noti amici di Oscar Wilde, lo scrittore Frank Harris, non esitò a definire Il testamento di Magdalen Blair come “la storia più terrificante mai scritta”. Del resto, chiunque si imbatta in Aleister Crowley, non può far altro che rimanerne impressionato, nel bene e nel Male.

Scheda del libro

Il testamento di Magdalen Blair di Aleister GrowleyGenere: Horror
Editore: ABEditore
Collana: Piccoli mondi
Data uscita: 4 aprile 2018
Pagine: 99
ISBN: 9788865512722

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Recensione della novella “Il testamento di Magdalen Blair” di Aleister Growley. 13.03.2019

Recensione: Facciamo un gioco

Facciamo un gioco di Emmanuel Carrère

Facciamo un gioco

di Emmanuel Carrère

Intendiamoci: fa sempre piacere leggere un buon racconto al sapore d’erotismo. E fa sempre piacere scoprire qualcosa di nuovo di uno scrittore che per tutt’altro genere letterario (anzi un paio nel suo caso) è conosciuto al mondo. Sto parlando di Emmanuel Carrère, l’autore del notissimo “Limonov” e autore anche di questo breve “Facciamo un gioco“.


Il libro, un racconto composto da cinquanta pagine scarse, descrive un “esperimento” erotico che Carrère ha realmente eseguito con la sua compagna. In treno. In mezzo alla gente. Potenzialmente coinvolta.

Facciamo un gioco di Emmanuel CarrèreE vista la brevità del testo e la natura dell’argomento spero non me ne vogliate se vi pianto qui così senza aggiungere altri dettagli poiché essi svelerebbero inevitabilmente alcuni punti salienti del racconto, e non si fa.

Volendo quindi raggirare trama e suggestioni varie, arrivo al mio dunque: non sono impazzita per questo testo, devo ammetterlo. Non mi sono sciolta (e meno male visto che l’ho letto nella sala d’attesa dell’otorino) né ho sperato di trovare Carrère nascosto nella doccia una volta rientrata. Però ho sorriso. E sì, forse non era l’intento dell’autore, ma tant’è.

Facciamo un gioco di Emmanuel CarrèreHo sorriso per l’ammirevole e riconfermata capacità di Carrère di mettersi a nudo – è il caso di dirlo – davanti al pubblico senza temere che un’opera provocatoria e spolverata di machismo, possa scalfire la propria reputazione di scrittore e di uomo (per carità). Senza temere altresì i giudizi taglienti che indubbiamente sarebbero arrivati al seguito. Che sono arrivati.

Pertanto, nonostante il libro non sia certo entrato tra le mie migliori letture dell’anno passato, ammetto che è stato piacevole potermi soffermare qualche minuto sulla forte e variegata personalità di questo autore. Un altro punto per Carrère.

Io sul treno però, porto un libro che è meglio.




Consigliato: no


DESCRIZIONE

Cosa succede se uno scrittore scrive una lettera erotica alla propria amata e invece di spedirla la pubblica su “Le Monde”? Questo libro è una lettera pornografica indirizzata a seicentomila persone, un dispositivo erotico che non vuole lasciare nulla al caso e detta le regole del gioco a chi lo sta leggendo, una storia d’amore “interattiva” scritta per essere letta in treno. Carrère manipola il potere seduttivo della scrittura e approfitta dell’intimità che si crea tra scrittore e lettore, ma può succedere che il caso si intrometta e che il piacere solitario della lettura diventi un viaggio nel piacere tout court e il treno che ci trasporta un’alcova smisurata.


Scheda del libro

Facciamo un gioco di Emmanuel Carrère

Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Editore: Einaudi
Collana: L’arcipelago
Data uscita: 19/01/2004
Pagine: 50
ISBN: 9788806167851

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Dettagli

Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Editore: Einaudi
Collana: L’arcipelago
Data uscita: 19/01/2004
Pagine: 50
ISBN: 9788806167851

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L’autore

Emmanuel Carrère Emmanuel Carrère
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Recensione del romanzo “Facciamo un gioco” di Emmanuel Carrère. 11.01.2019



Recensione: Storie di matti

Storie di matti di Arianna Porcelli Safonov

Storie di matti

Di Arianna Porcelli Safonov

“Ai malati immaginari, ai malati per davvero,
a quelli che dovrebbero farsi vedere
e invece si stanno truccando per uscire”.

Si apre così il libro di Arianna Porcelli Safonov, che con il suo stile ironico e diretto narra le vite di coloro che della normalità ne han fatta follia. Spesso inconsciamente, quasi mai da soli, naufraghi in giornate immense, ancorati a pensieri indicibili. Parla di persone comuni, di noi tutti, con un passato troppo spesso e un presente accomodato alla meglio.

Storie di matti di Arianna Porcelli SafonovRacconta di Mimmo che prima o poi lo urlerà al mondo, chi è davvero sua madre. E poi starà in silenzio, chiuso dentro un se stesso che non vale cento parole. E di Delfina, capace di tutto per il suo lavoro, che è la vita, il lavoro. Letteralmente. La sua e quella di chiunque valga la pena sacrificare. E di Patrizio, a cui piacciono giusto un paio di cose e si arrabbia molto quando qualcuno gliele porta via, in un modo o nell’altro. Così non manca di farsi sentire, di gridare in ogni lingua, anche una sconosciuta. Della Sig.ra Tamara, intraprendente lavoratrice al capo di un esercito in creta, plasmabile prima e fragile dopo. E di Diano, che stanco di cercare e aspettare, di esistere senza essere, decide di distruggerli, quegli ostacoli che non riesce a saltare.

E altri, tanti altri, che assieme a noi, a volte persino dentro, vestono una vita che non è della loro taglia. Perché mica sempre è possibile cucire e stringere, tagliare e allargare. Servono gli strumenti, serve “la stoffa” e servono anche gli occhi, dei buoni occhi per vedere da vicino.

E, soprattutto, quando poi la indossi, quella vita, serve qualcuno che magari ti dica: “Ti sta bene, sì. Oggi stai proprio bene”.

“Chi vive senza follia non è così savio come crede”.
(Francois de La Rochefoucauld)

Consigliato: sì

Descrizione

Storie di matti di Arianna Porcelli SafonovChe ci capiti o no di volerli vedere, i matti sono tra noi. Per strada, alle Poste, ai matrimoni: hanno solo cambiato i connotati. Sono moltissimi e forse più pericolosi di quelli di una volta rinchiusi in manicomio. I matti della porta accanto sono un movimento sempre più evidente e distruttivo. Quelli malati di socialità sono a briglia sciolta all’apericena o in fila dal nutrizionista. La loro versione 2.0 è composta per la maggior parte da persone dichiarate normali, pregevoli, da conoscere, imitare o invitare alle feste.
Ma la cosa che più ghiaccia il sangue è la loro evoluzione. I matti odierni non solo si sono inseriti nel tessuto sociale come se niente fosse, ma sono riusciti a piazzarsi ai piani alti dei grattacieli o dei governi. Oppure sono in vestaglia ad annaffiare i cespugli di bosso nel nostro pianerottolo, ogni mattina alla stessa ora, sono in fila con noi al supermercato, pronti a linciarci se chiediamo di passare avanti perché abbiamo solo il detersivo da pagare.
O, ancora, sono nel nostro letto da vent’anni. I nuovi pazzi sono i nostri sindaci, i nostri tabaccai, nostra moglie, nostro marito, il nostro amministratore delegato, l’amica di nostra figlia o semplicemente il tipo che ci siede accanto in treno. Ci attirano nella loro inquietante rete appiccicosa facendoci accettare tutto il marcio e malato come vero, assodato, chic o quantomeno normale.

L’autrice

Storie di matti di Arianna Porcelli SafonovNata a Roma e laureata in Storia del costume, Arianna Porcelli Safonov ha lavorato nell’organizzazione di eventi, mestiere per il quale ha viaggiato in tutto il mondo. Nel 2008 ha iniziato a studiare teatro comico, ha aperto il blog di racconti umoristici Madame Pipì e dal 2010 ha abbandonato il tragico mondo degli eventi per dedicarsi completamente all’intrattenimento. Oggi è un’apprezzata attrice comica, conduttrice di format tv e live e autrice di monologhi di stand-up comedy e cabaret, tra l’Italia e la Spagna. Nel 2016 ha esordito per Fazi Editore con Fottuta campagna, fortunato libro che è tuttora in tour.

Fonte: Fazi Editore


Scheda del libro

Storie di matti di Arianna Porcelli SafonovGenere: Psicologia
Editore: Fazi
Collana: Le meraviglie
Data uscita: 13/07/2017
Pagine: 220
ISBN: 9788893252263

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Recensione del libro “Storie di matti” di Arianna Porcelli Safonov. 22.10.2018.

Recensione: La banconota da un milione di sterline

La banconota da un milione di sterline di Mark Twain

La banconota da un milione di sterline

Di Mark Twain

Questo breve, bellissimo, volumetto edito da AbEditore contiene due racconti di Mark Twain: “La banconota da un milione di sterline” e “Il mio orologio”. Il tutto in poco più di settanta piccole e curatissime pagine.

La banconota da un milione di sterline di Mark Twain

Nel primo racconto, “La banconota da un milione di sterline”, Henry, un giovane uomo d’affari, è vittima di un naufragio. Salvato in mare da un brigantino si ritrova nella Londra vittoriana senza nulla tranne se stesso e i laceri vestiti che indossa. Ma un fatto singolare, la scommessa di due ricchi signori, metterà alla prova sia lui che la società che lo circonda, premiando l’arguzia e punendo l’avarizia.

Una critica alla società materialista per nulla velata, racchiusa in una storia divertente, tenera e surreale.

Il mio orologio” è invece uno spassoso racconto di un orologio perfetto che, per via di un’azione maldestra del proprietario, impazzisce. Viene così controllato, ma non riparato, da molteplici personaggi del settore tutt’altro che competenti. Esausto, il proprietario, riserverà all’ultimo di questi una fine tutt’altro che lieta.

Quattro stelline su cinque, a tutto tondo: sia per il contenuto esilarante ed immortale che per la cura dedicata a questo gioiellino d’editoria.


Rating

/ 5


L’autore

Samuel Langhorne Clemens (Florida, Missouri, 1835 – Redding, Connecticut, 1910) si affermò come giornalista con lo pseudonimo di Mark Twain. Trascorse gran parte della sua vita in viaggio come inviato e conferenziere. L’esordio letterario risale al racconto La famosa rana saltatrice della contea di Calaveras, nel 1865. Tra le altre opere ricordiamo Le avventure di Tom Sawyer, Il principe e il povero, Le avventure di Huckleberry Finn, Un americano alla corte di Re Artù, Wilson lo zuccone. Feltrinelli ne ha pubblicato nei “Classici” il romanzo postumo 3000 anni fra i microbi (1996), Il diario di Eva (2006) e Le avventure di Huckleberry Finn (2013).

Fonte: Feltrinelli


Scheda del libro

La banconota da un milione di sterline di Mark TwainGenere: Narrativa classica
Editore: ABEditore
Collana: Piccoli Mondi
Data uscita: 01/01/2016
Pagine: 86
ISBN: 9788865512166
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La banconota da un milione di sterline di Mark Twain


Dettagli

Genere: Narrativa classica
Editore: ABEditore
Collana: Piccoli Mondi
Data uscita: 01/01/2016
Pagine: 86
ISBN: 9788865512166
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La banconota da un milione di sterline di Mark Twain


Recensione dei racconti “La banconota da un milione di sterline” e “Il mio orologio” di Mark Twain, ABEditore. 12.09.2018.




Recensione: The inverted forest – La foresta capovolta

The inverted forest

di Jerome David Salinger

J. D. Salinger“The inverted forest” (La foresta capovolta) è stato uno dei primi racconti, se non proprio il primo, che Salinger scrisse al suo rientro negli USA dopo la seconda guerra mondiale. il titolo si rifà probabilmente alla foresta di Hürtgen.

Fu pubblicato da Cosmopolitan in uno speciale inserto allegato al numero di dicembre 1947 e vedremo qualche riga più in giù come fu accolto dal pubblico del tempo.

TRAMA

Cosmopolitan 1947 The inverted forest, Salinger“The inverted forest” è una novella il cui protagonista, Raymond Ford, poeta bravissimo e solitario (chi lo avrebbe mai detto), diventa noto per la sua raccolta di poesie “Il vile mattino”. Tramite un amico, Corinne viene a conoscenza di questa raccolta e, leggendo il nome dell’autore, la sua mente torna a quando era bambina e conosceva proprio un Raymond Ford, poi perso di vista per affari della vita. Corinne lo rintraccia, si rallegra del fatto che sia proprio lui ed organizza un incontro.

Così, dopo tanti anni, i due si ritrovano e nasce una storia importante nella quale si insinua però una terza persona. La loro unione è quindi messa alla prova e ripetutamente segnata da colpi di scena pazzeschi (nel senso proprio folli) che portano verso un finale che tu resti lì con la mandibola penzolante alternando scatti da shock e pugni al cuscino e, sicuro come l’oro, adesso lo riscrivi tu, il finale, perché cosi proprio no. Salinger o non Salinger.

IMPATTO SULLA CRITICA

Anche il pubblico del tempo non prese bene la novella al punto che l’allora direttore di Cosmopolitan si indignò (dopo, ovviamente) per le tante lettere di dissenso ricevute. Egli disse che mai più avrebbe pubblicato un simile disastro di trama e concetti (certo, certo, solo perché ancora il caro Jerome non era diventato famoso con il suo Holden).

Teniamo ora presente che, negli anni in cui scrisse “The inverted forest” (1947, per l’appunto), Salinger soffriva di un fortissimo disturbo post traumatico dovuto al suo intervento in guerra che lo vide tra i primi ad entrare ad Dachau (probabilmente) per liberare il campo dai nazisti in seguito al quale non si riprese mai totalmente.

È impossibile non sentire più l’odore dei corpi bruciati, non importa quanto a lungo tu viva.

SALINGER COME FORD

Nell’opera non è difficile cogliere le corrispondenze tra il personaggio di Ford e la persona di Salinger ed emerge chiaramente la sua difficoltà a rapportarsi con gli altri, la necessità di stare da solo per poter scrivere, rifiutando non solo la notorietà ma anche il rapporto con Corinne (che nella realtà era stata Sylvia Welter, un medico tedesco conosciuto durante la guerra, prima moglie di Salinger, con la quale il matrimonio durò solo otto mesi).

“The inverted forest” fu ripresa e analizzata dalla critica diversi anni dopo la sua prima uscita anche se, dopo il 1961, non fu mai più pubblicata poiché Salinger ne vietò espressamente la divulgazione.

  Voi, se volete, potete leggerla qui in inglese.

Il mio Salinger, di Valentina Grande e Eva Rossetti, edizioni Becco Giallo P.s. l’aspetto più intimo dello scrittore, il trauma di guerra e la relazione con Sylvia Welter è molto ben affrontato nel graphic novel “Il mio Salinger” di Grande e Rossetti, di cui ho già pubblicato la recensione.


Rating

/ 5








Recensione della novella “The inverted forest”, di Jerome David Salinger, 08.06.2018.

Recensione: Nemico, amico, amante…

Nemico, amico, amante…

di Alice Munro

Nemico, amico, amante... di Alice Munro

So che la Munro è molto amata, e premiata, per la sua capacità di indagare negli animi. E convengo ella possieda l’indiscussa dote di sapersi spostare agilmente nel tempo narrativo dei suoi racconti, sorprendendo il lettore e movimentandone la lettura.

Detto ciò, però, questa raccolta non mi ha entusiasmata, assolutamente. Ho trovato le storie vuote, a tratti trascinate, fini a se stesse e spesso noiose. Ma soprattutto con personaggi poco caratterizzati che alla fine del libro sono tutti un pastrocchio.

L’unico racconto che ho vissuto con un pochino di entusiasmo, forse perché una storia davvero poco comune, è stato Queeny. 


Rating

/ 5


Descrizione

In questa raccolta la Munro conferma le sue qualità narrandoci una manciata di esistenze dove avvenimenti inattesi o particolari dimenticati modificano il corso delle cose. Una cameriera dai capelli rossi, nuova arrivata in una vecchia dimora, viene per caso coinvolta nello scherzo di una ragazzina. Una studentessa universitaria si reca per la prima volta in visita a un’anziana zia e, riconoscendo un mobile di famiglia, scopre un segreto di cui non era a conoscenza. Una paziente giovane e in fin di vita trova un’inaspettata speranza di proiettarsi nel futuro. Una donna ricorda un amore brevissimo e che tuttavia ha modificato per sempre il suo vivere.


Alice MunroL’autrice

Alice Munro, premio Nobel per la letteratura 2013, è la più importante autrice canadese contemporanea. È cresciuta a Wingham, Ontario. Ha pubblicato numerose raccolte di racconti e un romanzo. Fra i molti premi letterari ricevuti, per tre volte il Governor General’s Literary Award, il National Book Critics Circle Award, l’O. Henry Award e il Man Booker International Prize. I suoi racconti appaiono regolarmente sulle più prestigiose riviste letterarie. Dell’autrice Einaudi ha pubblicato Il sogno di mia madre (2001), Nemico, amico, amante… (2003), In fuga (2004), Il percorso dell’amore (2005), La vista da Castle Rock (2007 e 2009), Segreti svelati (2008), Le lune di Giove (2008), Troppa felicità (2011), Chi ti credi di essere? (2012), Danza delle ombre felici (2013), Uscirne vivi (2014) e Lasciarsi andare (2014).


Dettagli

Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Editore: Einaudi
Collana: Supert ET
Data uscita: 24/03/2014
Pagine: 322
ISBN: 9788806220839
Listino: € 13,00
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Recensione del libro “Nemico, amico, amante…”, di Alice Munro, 21.03.2018.